Maria Cesareo
Opera 1^ classificata
Dono alle strade il tocco dei miei passi,
ad ogni cosa d’intorno il calore del mio sguardo,
a quanto e chi ho vissuto, la carezza del cuore mio.
Lascio alle mura il suono delle mie risate
e l’alito lieve dei miei silenzi.
Che la tempesta sia la mia rabbia
e l’arcobaleno la mia serenità,
che il lampo sia uno squarcio nel Tempo
e mi eterni, così, in ogni dove.
Che i ricordi siano fiabe da raccontare
ed ogni voce taccia di fronte a tale meraviglia.
Che il mio nome si disperda, dimenticato
e solo lo scrigno d’un cuore
Conservi
La Verità
Alessandra Casaltoli
Opera 2^ classificata
Ghisola
(Omaggio a Federigo Tozzi)
Gli occhi degli uomini sempre addosso
fanno venire voglia di fuggire
fanno venire voglia di mentire.
Avevi sedic’anni e la tua sottana
lunga nascondeva piedi scalzi
pronti a correre (veloce)
correre verso il mare
correre dal tuo amore
correre, correre ancora
verso il sole…
Gli occhi degli uomini del campo
gli occhi degli uomini di altre donne
a sedic’anni sei partita
ma per andare dove (?), per correre dove (?)
correre verso il mare
correre dal tuo amore
correre, correre ancora
verso il sole…
Gli occhi di Ghisola bella
hanno incontrato me
che avevo gli occhi chiusi
per non vedere che
non ero buono a niente, ero soltanto un uomo
come ogni uomo vile, cattivo ed assassino.
Volevo averla tutta, volevo fosse mia
e la scacciai lontano
per la mia rabbia, la mia follia.
Così pensai:
“adesso non potrà correre più”!
E invece Ghisola correva lontano,
non potevo più toccarle la mano
e lei
correva, correva laggiù
correva dal suo amore,
correva Ghisola, correva ancora,
per sempre verso il sole.
Federico Fieri
Opera 3^ classificata
Cenere
Ai deportati nei campi di Mauthausen e Ebensee
e a tutti gli assassinati nel genocidio nazista.
Perché non si dimentichi. Mai.
Questa scala di 186 precipizi è il purgatorio
di noi ossa appena vestite di tendini tesi e pelle.
Questo fardello di pietra destino perentorio
è l’espiazione della sola colpa di esistere.
Questa striscia rasata sulla testa è il paradiso
scolpitoci poco sopra le meningi perché faccia da sprone,
ma non si possa guardare con occhi di segreta ambizione.
Questo campo santo di fiori di acciaio duro e catrame buono
è un inferno vulcano che ci inghiotte e ci sputa fuori come cenere…
...cenere che parla… dentro questo cumulo la sento…
...io che ero un pittore, sapevo leggere e scrivere, disegnare e colorare, in vita,
ma qui dentro non so neppure abbozzare uno schizzo di speranza,
e il mio scarabocchio nel cielo di questa notte eterna
è la mia firma su un foglio incolore
che sa di cenere, e assomiglia un poco a me…
...io che ero un cuoco, palato raffinato,
vorrei dare un sapore a queste bucce di patata,
gusto infame del nulla che farebbe piangere
se avessi abbastanza acqua dentro me per piangere in modo degno.
Un’unica lacrima, rabdomante fallita in questo corpo prosciugato,
una sola grossa lacrima di sale posso versare
per incidere e divorare l’ultima carne superstite
che già sa quasi più di cenere che di me…
...io che ero un poeta, sapevo viaggiare con la mente,
sapevo pensare e scrivere, in vita,
ma qui dentro non so come usare i pensieri,
pensare è tortura, camminare è tortura, esistere è tortura.
Kapò! Kapò! Tu che eri mio fratello
comportati da tale e salvami… uccidimi,
ti pagheranno lasciandoti vivo, e quella resterà la tua tortura…
Questa montagna, inferno di cenere, è così alta che ha toccato il paradiso.
Dalla vetta la sua croce si faccia preghiera per l’eternità.
Angela Palmieri Beltrami
Opera 4^ classificata
XIII
“Invecchi”
dicono le mani.
Le guardo nervose, inquiete
poggiare, come ala d’uccello ferito
sul cuore di chi ha vissuto
porta segni d’amare sconfitte.
“Invecchi”
dicono le mani.
Pelle arida,
riverbero di vene
di rado ormai
premono la penna a scrivere.
Obbedienti avete parlato d’amore, d’ira
carezzate nuvole leggere
raggi di sole
trattenuta burrasche di parole.
Obbedienti avete portato poesie e canti
baci lievi di resa
baci caldi di passione.
Ora invecchio con voi
colma d’inerzia ma senza dolore.
Maria De Michele
Opera 5^ classificata
Napoli
Provocatoria
ammiccante
scandaglia e fruga
tra pietre antiche
lungo vicoli e mercati
all’ombra dei campanili:
frammenti di tempo.
Bellezza senza vanità
rabbiosa d’orgoglio
di pezzi di storia sotto sale
compromessi
da quel pullulare di cellule guaste.
Città letta, tradotta,
sbirciata come carta da gioco
sfuggente
indecifrabile figlia della voglia di vivere.
Bagnata di folla
trasgressiva
lucida
apre la porta al mare.
Sotto la lente del mondo
appare
affabulazione limpida
cruda metafora
teatro che vive
ristagna
accelera.
Indecifrabile
genuina transitorietà
imbrigliata
nell’inerzia del sentimento.
Bandoleronero
Opera 6^ classificata
Passaggio a nord-essere
Chi nasce radice
mai sarà desinenza.
Questo ho spiegato ai topi,
di quelli che mi volevano
legato a un – ismo.
Ora il Mondo domino
da un buco di serratura.
Conosco il buio e la nebbia,
l’ebbrezza della cima
e l’orrido di strapiombo.
Fallisce e ripiega
che teme la vertigine
di abisso. Non io,
che vedo il Tempo
come un fluido, ormai,
e ne assaporo
le curvature liquide.
Quanto agli angoli,
larghe
le mie spalle si fanno strada.
Spezzano l’aria,
arrestano il vento,
irrigano di brividi
le vulve delle donne.
Sono il dittatore unico
di un’anarcorepubblica
monista.
E la mia vita
sa ormai solo di discese,
ché chi attraversa il Monte
col pensiero
più non conosce
l’erta…
Alessandro Bacci
Opera 7^ classificata ex-aequo
Non è un sogno
Gira la chiave e portami
a tutta velocità dove vuoi ma portami,
sono un’auto parcheggiata,
gonfia le mie ruote a terra.
Apri la porta e liberami
anche se poi fuggirò ma adesso liberami,
sono un animale in gabbia,
ho diritto alla mia libertà.
Premi un tasto ed accendimi
poi salta da un canale all’altro ma accendimi,
sono una televisione spenta,
ho un mondo di cose da dirti e farti vedere
poi sta a te
chiudere gli occhi e non soffrire
o aprirli e capire,
lo dice anche il telegiornale!
il meteo, gli spot pubblicitari e il prete dall’altare.
Inseriscimi nel cuore il codice
segreto per decodificare amore,
odio o solo indifferenza.
Tracciami sulle mani le linee
che dividono la gente che dio ha creato uguale
e fammi essere diverso da loro.
Lasciami scorrere nelle vene il colore
rosso dei papaveri bianchi sporchi di sangue,
i fiori che sbocciano nei campi minati.
Gira la chiave, apri la porta e premi un tasto,
portami in un terra libera senza violenza
e dimmi… ma non mentirmi
che tutto quel che vedo, tocco e respiro
non è un sogno.
Patrizia Cirillo
Opera 7^ classificata ex-aequo
È un nodo che non si scioglie
viaggia nella mia mente
ripercorre il mio corpo
tento con mani di districarne i capi
ma mi ritrovo con palpito soffocato.
metto filo spinato intorno al mio cuore
ma la sua voce… le sue parole
lo fanno gonfiare
e ogni volta sono stille di sangue.
Non ho vie di fuga davanti ai suoi occhi
ho scoperto tutte le mie carte… ora sono nuda.
conosce ogni parte del mio corpo e della mia anima
che con dita di musico fa vibrare ogni volta.
L’ho chiuso in un cassetto gettandone la chiave
ma ogni notte in sogno lo vado a trovare.
Ha occhi di cioccolato e un’anima di panna.
combatto da sola questa battaglia senza fine
ma ha lui le mosse per vincere la guerra
lascio il campo sconfitta dopo ogni incontro
e mi ripeto alla nausea che è l’ultima volta.
È un labirinto dai colori del cielo
in cui vago attratta dal profumo di vita
non c‘è via di uscita… non la vedo
non la voglio
Massimo Costa
Opera 7^ classificata ex-aequo
Angeli Neri
Ospiti di terre lontane, dove gente similare
a questi nostri fratelli lungo tristi percorsi
intravedono spazi, rovistano nei cuori,
mentre serpeggia la nostra indifferenza che
li rende ancor di più invisibili come
la loro vera essenza.
Ponti di seta vincono le finte mete,
che devono apparire ad un vile senso di umanità,
che rende una fredda immagine
di un mondo destinato a restar disunito,
malgrado un vortice rompe l’indugio,
richiamando una forza che regna nei cuori
degli uomini venuti da lontano per consolar.
Altri vili pensieri irrompono lungo
la terra a forma ovale, che segna una
storia fatta di schiavitù.
Le sue origini,
sono restie a concedere una gioia amica,
malgrado Angeli scesi dal cielo
richiamano soffrendo,
il sogno di un mondo migliore.
Paradisi infiniti li aspettano alla fine
di questo percorso, dove una forza
soprannaturale segna legami
con storie di popoli.
Ferite aperte di occhi scuri,
parlano d’amore guardando il cielo,
fonte di vita di umili razze,
mentre Angeli Neri tendono una mano
al nostro senso di umanità.